PREOCCUPAZIONE ORDINARIA

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Quando ti scade un contratto, si sa….c’è un mondo che si spalanca di fronte a te: nuove opportunità, nuovi colleghi, stipendi migliori, nuovi stimoli, tutta vita.
Ho un archivio di contratti e buste paghe io che ormai ho dovuto prendere in affitto un fondo per farceli entrare.
Quando ti scade il contratto, mentre aspetti tutte le nuove opportunità che ti si presenteranno, (si, aspetta, prima o poi arriveranno) devi comunque mangiare…che fare? Tranquilli, c’è un porto sicuro nella tempesta per noi poveri lavoratori precari, un faro nella nebbia per noi poveracci laureati ridotti all’osso: L’INPS. Grazie INPS, grazie che esisti, grazie che ci sei, Dio ti benedica.
Qualche settimana fa il Tirreno di Livorno titolava a tutta pagina: “MILLE EURO AI DISOCCUPATI”. Io, io lo sono…mi sento tutelata! Vedi che in Italia non c’abbiamo solo la cucina buona!!!

La mattina ti svegli e vai all’Ufficio del lavoro per iscriverti. Nessuno ha capito ancora a che cazzo serve. Ma ci vai perchè così ti hanno detto: “Per chiedere la disoccupazione devi andare all’Ufficio del Lavoro ad iscriverti”. Grandioso, vado.

L’Ufficio del Lavoro apre alle 9:00.
Alle 9:01 di una fredda mattina di gennaio tu sei lì, che bello nevica! Ti fai spazio fra la gente e prendi il bigliettino con il numero. Hai il B86, lo schermo con i numeri è rotto. Chiedi:
“Che numero è entrato?”
“Il 15”
“Accidenti! Ho 71 persone davanti!”.
La tipa ti guarda e ti fa:”No, ne hai 156, è entrato l’A15″.
Tiri un moccolo, scovi una sedia e ti siedi.
Inizi a leggere un libro, che saggiamente ti sei portata.
Ogni tanto un ometto esce da una porta e urla un numero cercando di sovrastare il chiacchericcio incessante delle decine di persone che aspettano, in piedi. Vorrei che la smettesse.
4 ore e trenta minuti dopo hai finito il libro. Ti maledici di non esserti portata Anna Karenina o il Conte di Montecristo.
Cominci a guardarti intorno e ti accorgi di essere in mezzo al più grande circo di casi umani mai visti, e ti senti uno di loro.
Fa un freddo cane perchè il riscaldamento è spento, rotto, o che ne so.
Cominci a bere caffè alla macchinetta. Spendi 10 euro di caffè.
Passata da un pezzo l’ora di pranzo tocca a te.
Dopo 30 secondi hai finito, dovevano solo darti un foglio.
Cazzo, ti hanno fatto perdere Beautiful.
Intanto qualche soldo da parte per campare, fortunatamente ce l’hai.

La mattina ti svegli e vai all’INPS, con un altro libro, più grosso stavolta.
Riempi i moduli: disoccupazione ordinaria e a requisiti ridotti.
All’INPS il riscaldamento è acceso, grandi, loro sono l’INPS!
Dopo 1 ora e trenta minuti consegni i fogli.
Ti dicono che ti servono altri 40 allegati, moduli, buste paghe ecc….
Tu sorridi e dici:”OK! Alla prossima!”
Intanto qualche soldo da parte per campare, fortunatamente ce l’hai.

Cominci a fare il giro dei tuoi datori di lavoro per chiedere tutto quello che ti serve.
Intanto qualche soldo da parte per campare, fortunatamente ce l’hai.

Dopo un mese rifai il giro dei tuoi datori di lavoro per avere i tuoi fogli da portare all’INPS.
Qualcuno è pronto, qualcuno si era scordato anche della tua esistenza.
Intanto qualche soldo da parte per campare, fortunatamente ce l’hai.

Dopo un mese ci torni, finalmente hai tutto, fino all’ultimo modulo. A me la burocrazia mi fa una pippa!
La donnina dell’INPS batte un po’ sulla tastiera, dalla stampante esce un foglio, lo firma, te lo da e ti fa: “A posto!”.
Tu vorresti portarla a bere un caffè, sorridi e te ne vai felice.
Intanto qualche soldo da parte per campare, fortunatamente ce l’hai.

UN MESE DOPO.

Sul mio conto sono stati accreditati 130,00€.
Dopo quanche giorno arriva una lettera dell’INPS:
“La sua richiesta di disoccupazione ordinaria è stata RESPINTA (scritto in stampatello!) per i seguenti motivi: LA S.V. (signoria vostra? Sfottono pure) NEL BIENNIO ANTECEDENTE LA DATA DI CESSAZIONE DEL LAVORO, PUO’ FAR VALERE N.30 CONTRIBUTI SETTIMANALI ANZICHE’ I 52 RICHIESTI.”
Ti piglia una sincope. Contributi settimanali? Cazzo vuol dire? Ripigli tutti i tuoi contratti, fai il conto, e vedi che negli ultimi 2 anni ne hai lavorate 60 di settimane.
Ma cosa cazzo…??? Hanno sbagliato! Per forza!

La mattina ti svegli e vai all’INPS, con un altro libro, e tutti i tuoi contratti…dovono vedere, devono sapere e devono, cazzo, fare qualcosa.
La donnina spippola sul suo computer, ti guarda e ti fa:
“Lei lo scorso anno ha lavorato 7 mesi…”
“Si infatti, gliel’ho detto! C’è stato un errore!”
“….con un contratto di Apprendistato”
“Embè?”
“Quello non conta nulla per noi. I suoi datori di lavoro hanno risparmiato sui contributi, quindi lei non ha diritto alla disoccupazione ordinaria”
“Ma…è una cazzata!”
“E’ così”
“Si vabbè! E’ una cazzata! Dove si può andare per dire che è sbagliato?!”
Mi fissa.
“Non è giusto!”
Mi fissa.
“E quella a requisiti ridotti? Dicevano che ci davano 1000 euro e me ne hanno dati 130! Allora?”
“Quello lo scrivevano i giornali, non noi.”

Di soldi per campare, non te ne sono rimasti poi molti.

Dentro di te sai che il contratto da apprendista te lo dovevi beccare per forza, che non avevi certo potere contrattuale dopo mesi e mesi che eri disoccupata. Il sistema ti schiaccia e non puoi fare niente perchè nel sistema sei costretto a viverci. Ho un messaggio per i politici (di sinistra, di destra, di centro, di sotto, di lato, di dietro), per i sindacati (voi fate cagare più di tutti), e per chi, nel momento in cui hanno cominciato a fare i contratti a tempo determinato non ha detto una parola (tolgo i miei genitori e quelli dei miei amici, per chiari motivi affettivi):

Vaffa***lo, mangiate***da, str**zi, bastardi, infami, pezzidi**rda, questo paese fa schifo, inutili persone, st**nzi, ca**oni, cogl**ni, maledetti, il bu**llo delle vostre madri, t**ie, rottin***o, schifosi, put***e, succhia***zi, testedi***zo, Vaffa***lo, mangiate***da, str**zi, bastardi, infami, pezzidi**rda, questo paese fa schifo, inutili persone, st**nzi, ca**oni, cogl**ni, maledetti, il bu**llo delle vostre madri, t**ie, rottin***o, schifosi, put***e, succhia***zi, testedi***zo, Vaffa***lo, mangiate***da, str**zi, bastardi, infami, pezzidi**rda, questo paese fa schifo, inutili persone, st**nzi, ca**oni, cogl**ni, maledetti, il bu**llo delle vostre madri, t**ie, rottin***o, schifosi, put***e, succhia***zi, testedi***zo, Vaffa***lo, mangiate***da, str**zi, bastardi, infami, pezzidi**rda, questo paese fa schifo, inutili persone, st**nzi, ca**oni, cogl**ni, maledetti, il bu**llo delle vostre madri, t**ie, rottin***o, schifosi, put***e, succhia***zi, testedi***zo, Vaffa***lo, mangiate***da, str**zi, bastardi, infami, pezzidi**rda, questo paese fa schifo, inutili persone, st**nzi, ca**oni, cogl**ni, maledetti, il bu**llo delle vostre madri, t**ie, rottin***o, schifosi, put***e, succhia***zi, testedi***zo, Vaffa***lo, mangiate***da, str**zi, bastardi, infami, pezzidi**rda, questo paese fa schifo, inutili persone, st**nzi, ca**oni, cogl**ni, maledetti, il bu**llo delle vostre madri, t**ie, rottin***o, schifosi, put***e, succhia***zi, testedi***zo, Vaffa***lo, mangiate***da, str**zi, bastardi, infami, pezzidi**rda, questo paese fa schifo, inutili persone, st**nzi, ca**oni, cogl**ni, maledetti, il bu**llo delle vostre madri, t**ie, rottin***o, schifosi, put***e, succhia***zi, testedi***zo, Vaffa***lo, mangiate***da, str**zi, bastardi, infami, pezzidi**rda, questo paese fa schifo, inutili persone, st**nzi, ca**oni, cogl**ni, maledetti, il bu**llo delle vostre madri, t**ie, rottin***o, schifosi, put***e, succhia***zi, testedi***zo.

PS per il Tirreno di Livorno:Vaffanculo anche a te.
PPS sempre per il Tirreno di Livorno: mettete gli annunci di lavoro 2 volte a settimana? Ma andate a darvi foo.

L’OPPORTUNITA’

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Chiedo scusa in anticipo.
Ma quando uno resta senza più parole, rimangono solo le parolacce.

Quando si fa una cosa duemila volte è facile perdere un po’ di estusiasmo.
Ma quando una certa cosa ti serve, l’entusiasmo devi averlo, almeno per finta. Io, a fingere sono pessima.
Tutto comincia quando moolto svogliatamente e senza nessuna speranza invii il tuo curriculum a tutti quelli che hanno un indirizzo email.
Passano settimane….mesi…..e un giorno, mentre stai facendo la doccia o mentre stai facendo la cacca e il cellulare è in cucina, senti quel suono polifonico con vibrazione: dri dri dri dri drin.
“dri dri dri dri drin” non corrisponde alle suonerie dei tuoi amici e chi può essere lo sconosciuto se non…..
Si fissa il colloquio, solitamente nello stesso giorno e alla stessa ora del parrucchiere o del ginecologo. Ci vorranno mesi per avere un altro appuntamento ma hey! Di fronte ad una possibilità di lavoro tutto il resto va a farsi benedire!
In realtà il colloquio di lavoro non è più un’opportunità, è più una sorta di pap test. Ogni tanto lo fai, con lo stesso piacere, e il risultato il più delle volte è negativo. Il colloquio di lavoro è una specie di stupro del tuo cervello e della tua dignità.
Il giorno del colloquio metti i vestiti da colloquio, che non sono quelli che ti metti di solito, quindi vanno stirati, perchè nei mesi sono finiti infondo all’armadio.
Ti trucchi.
E vai.
Ti annunciano.
Aspetti.
Poi entri.
Ti accomodi.
Appena seduta noti una pila di fogli in equilibrio precario sulla scrivania.
Il tuo curriculum è fra i primi fogli. Quando saranno arrivati in fondo tu sarai già in età da pensione, e comunque non si ricorderanno ormai di te, da questo momento in poi la “candidata”.
E parte la trafila di domande.

“Mi racconti qualcosa di lei”
Io già qui mi blocco.
Mi verrebbe voglia di sdraiarmi sul divano e raccontare tutte le mie fisime. Oppure iniziare con “Sono nata in una fredda notte di gennaio…”. Ma mi astengo. Racconto qualcosa di me. Cosa non lo so, ma qualcosa dico.

“Quali sono le sue esperienze lavorative?”
C’è il mio curriculum lì davanti, guarda quello imbecille. Lo so che è ormai alto come un tomo, ma uno sforzo no? E comincio….una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette… sfagiolo tutte le mie esperienze degli ultimi tre anni, da dopo la laurea. Già, della laurea nessuno dice niente. Invece a questo punto sparano un:

“Oh, sono esperienze molto diverse fra loro… come mai?”
Il gelo.
Perché è capitato così! Se dici “perché sono una a cui piace cambiare” sei fottuta. Ti faranno un contratto di tre mesi, ma tu non puoi dire che vuoi cambiare, sennò sembra che tu non sia affidabile. Allora dici la verità. E’ andata così.

“Ma lei cosa vorrebbe fare?”
Silenzio.
Si riescono a sentire le tarme che rosicchiano il legno della scrivania.
A quel punto dici che vorresti fare quello per cui sei lì. Che non è vero. Che non è ovviamente vero. Ma d’altra parte non puoi uscirtene con un “che caz*o ne so?”.

“Perché vorrebbe lavorare qui?”
Oddio, crisi di panico.
Ti sudano le ascelle. Io non vorrei lavorare qui. Io non vorrei assolutamente lavorare qui. Devo pagare l’affitto. Ecco perché sono qui. Allora inventi qualcosa.

“Si descriva in tre parole”
Instabile, confusa, depressa, e salto giù dalla finestra.
Una volta di fronte a questa domanda assurda tirai lì due aggettivi e il terzo non mi veniva… giuro non mi veniva niente, tabula rasa….la mia mente vagava a mille “disperata, non posso dirlo, stufa di queste domande, no non posso…dai pensa pensa sei una persona intelligente” e “intelligente” mi uscì dalla bocca prima che potessi impedirlo. Il tipo mi seccò dicendo: “esistono due tipi di persone, quelle che dicono di essere intelligenti e quelle che lo sono”. Io mi morsi la lingua per non dire “scusi sa, domanda del caz*o, risposta del caz*o”. Invece mi uscì un veramente intelligente “eheh hem” con sorrisino ebete allegato. Ovvio, non l’ho più sentito.

“E’ sposata?”
No. Facile questa.

“Ha intenzione di sposarsi?”
No. Facile anche questa, ma che caz*o c’entra?….

“Ha figli?”
No, io…

“Ha intenzione di avere figli?”
Beh… io.. non… cioè… nell’immediato no…. Cioè anzi, mai…. Devo dire mai? Ok, mi faccio sterilizzare, va bene così testa di mer*a!!!!???? Queste domande le fate anche ai ragazzi?? Stron*i bastardi???

“Che tipo di lavoro le piacerebbe fare?”
Mi piacerebbe il contatto col pubblic…..
“Ma questo si svolge più che altro al computer”
Si va benissimo anche quello. Ok. Si si.

“Non mi va che le mie dipendenti indossino jeans e nemmeno scarpe sportive”
Si, ok. Posso investire i miei ultimi risparmi in vestiti, si, ok.

“Preferisce part time o full time?”
E’ lo stesso… io… è uguale.

“Sarebbe disposta a fare gli straordinari tutti i giorni?”
Si. Col caz*o. Ma dici si, ovviamente.

“Lavorare nei Week end?”
Si. Tanto ormai non ho più una vita.

“La paga sarebbe quella del livello più basso e il contratto di tre mesi”
Perfetto. Proprio quello che cercavo.

“Non so, sa, lei ha fatto così tanti lavori…. Sa, la nostra azienda ha bisogno di stabilità e lei, a giudicare dal suo curriculum non sembra poterla garantire”
Hai bisogno di quello stramaledetto lavoro e devi stare zitta. Fai un sorriso sapendo che la persona che hai davanti può farti essere indipendente nei prossimi mesi. Dici che non è stata certo colpa tua se i contratti scadono ogni tre o sei mesi. E fai la persona educata, mentre le unghie te le stai ficcando nei polsi. Perché in realtà quello che pensi è….

Ficcatevele nel cu*o le vostre domande, le vostre pretese, le vostre insinuazioni. Teste di caz*o rotte in cu*o. Stro*zi. Con i vostri vestiti del caz*o. Con le vostre aziende di mer*a. Con quel tailleur io ti ci strangolo putta*a. Ma figurati se voglio figli ora maschilista del caz*o, vaffancu*o.
Sono qui perché sei l’unico che ha chiamato stron*o. Il livello base ficcatelo nel cu*o e già che ci sei facci entrare il tuo caz*o di contratto di mer*a. Questo lavoro non lo voglio fare, fa caga*e, lo fai bene te perché sei uno stron*o. Venditela da solo la tua mer*a, testa di caz*o. Ho una laurea bastardo infame. Ho fatto troppi lavori?? Non sono stabile??? Ma ti levo quella scopa dal cu*o e ti ci spacco la testa tro*a figlia di putta*a stron*a succhiac***i.
Poi, mi piacerebbe, con compostezza, alzarmi, lavarmi via il sangue dalle mani, dire “è stato un piacere, spero di risentirla presto, con delle buone notizie”, sorridere, ed uscire educatamente dalla stanza.

PET SOCIETY

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Si sa, noi disoccupati dobbiamo inventarci nuovi metodi per ammazzare il tempo, pima che succeda il contrario.
In questo facebook ci viene in aiuto, non solo perchè impieghiamo almeno un paio di unità al giorno a farci i fatti altrui (tenere presente che per leggere gli annunci on line si impiega 1/4 di unità di tempo), ma anche perchè ci offre una più o meno vasta gamma di giochi e giochini. Uscire dal tunnel di Tetris si sa è dura. Ma, una volta superato quello, si scopre Pet Society.
Pet Society, lo dico per quelli che hanno ancora un lavoro almeno per i prossimi tre mesi, è una società di mostriciattoli carini e coccolosi creata per metterci in contatto con le nostre più intime e più o meno nascoste nevrosi e aspirazioni: l’aspetto estetico, la vita sociale, le cose da comprare e, ovviamente, i soldi.
Vieni subito trascinato in questo gioco, che poi non è un vero gioco, in realtà non so cosa sia… comunque ne vieni subito rapito perchè ti puoi creare il tuo pet come più ti piace, una figata! Ci passi un’ora, quattro cicchini e una tazza di tea, ma alla fine sei bellissimo. E non appena dai conferma di come vuoi essere ti accorgi che in realtà come sei non ti piaci affatto, che magari vorresti essere maschio o di un altro colore, e vai in paranoia, soprattutto perchè scopri che se vuoi puoi cambiare il tuo aspetto, ma, e arriviamo al punto, devi PAGARE.
Infatti il vero scopo del “gioco” qual’è? Accumulare soldi.
Pe cosa? Boh… mah… in realtà… perchè così puoi comprarti vestiti e oggetti per la casa, ecco!
E come si fa per avere soldi? Si vince alla lotteria giornaliera, si fanno le gare a ostacoli e si vanno a trovare i nostri amici, non perchè li vogliamo andare a trovare, perchè in realtà non puoi interagire, no, però ogni volta vinci 20 monete d’oro!
Poi dopo che ti sei sfondato il cervello per mezz’ora, aiutato da una musichetta che forse ascoltava anche Manson (altro che i Beatles!), ti accogi che comunque non hai tutti i soldi che vorresti avere! E vai in paranoia.
Comunque, un po’ affranto e con la cinghia tirata, vai con il tuo esiguo gruzzoletto a spendere quello che hai faticosamente accumulato.
Alla fine della giornata guardi soddisfatto il tuo Pet nella sua casetta.
Lui è felice e tu hai capito, finalmente, che cos’è la vita.

LA MIA AUTODISTRUZIONE

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Dile non ha ancora trovato lavoro.
Ora è in casa, da sola, fuori piove.
Ha tagliato le comunicazioni con il mondo esterno, non risponde più nemmeno al telefono. Tanto non ha niente da raccontare, nè da chiedere e poi non vuole che qualcuno le chieda come vanno le cose. Non esce di casa perchè non c’è veramente un posto, uno che sia uno, in questo squallido posto in cui abbia voglia di andare. La sua unica preoccupazione è quando finirà le sigarette. Se verso le 18 gliene sono rimaste due ce la può fare, smadonnando un po’, ad aspettare il ritorno dal lavoro del suo piccolo per farsele comprare. Ma se sono finite diciamo intorno alle 16… Dile deve scendere dal tabaccaio. In quel caso si mette i jeans, si infila le scarpe senza neanche allacciarle, si mette una giacca, gli occhiali da sole perchè non si è truccata e si fa un po’ schifo e affronta i 200 metri che la separano dalla sua unica preoccupazione quotidiana.
Un’altra proccupazione, che fortunatamente è a cadenza settimanale, sovviene il martedì. Il martedì escono gli annunci di lavoro sul giornale, allora si compra quell’inutile giornale cittadino. Ma a volte non è così, a volte neanche hanno annunci da pubblicare e Dile si maledice di aver speso un euro. Perchè con 4 euro al mese si poteva comprare magari un pacchetto di cicchini. A volte gli annunci ci sono, Dile si fa un te, si mette sul tavolo col giornale e comincia a leggerli. I primi tempi prendeva anche la penna rossa, sapete, come fanno niei film quando vedi le pagine tutte cerchiate. Ma Dile di cerchi non ne ha mai fatti, ora non prende nemmeno più la penna. Scorre gli annunci e poi butta via il giornale senza nemmeno leggerlo. Però Dile lo recicla.
Qualche volta, la mattina, legge ancora gli annunci on line, ma di rado, visto che tanto non sono mai aggiornati con nuovi annunci. A volte gli annunci la fanno ridere, per esempio una volta cercavano un “tuttofare”, ma Dile aveva letto “truffatore” e il bello è che stava per candidarsi. Qualche volta invia il Curriculum ad annunci che non sa neanche che cosa vogliono dire. Ma comunque nessuno ha mai risposto.
Qualche volta Dile accende la tele, di solito solo per vedere Beautiful e i Simpson, ma capita che magari faccia zapping annoiata. Ultimamente sente parlare di crisi, e si domanda se è possibile scavare più di così. Forse no, ma se fosse possibile… se le cose potessero davvero andare peggio di come sono… cosa l’aspetta? Dile guarda con rammarico il tetto di mattoni rossi sopa la sua testa e storce il naso preoccupata.
Poi ha sentito tanto parlare di Università e di tagli e della Gelmini e della 133… e Dile si ricorda i tempi beati in cui faceva lezione di Letteratura Angloamericana in una mansarda alta un metro e mezzo, dove poteva stare finalmente piegata a valigia sul banco come piace a lei, e nessuno poteva dire che si faceva venire la scoliosi. Si ricorda anche di quando doveva fare lezione per terra perchè le sedie non bastavano per tutti… e poteva anche andare bene prendere appunti in bilico su un ginocchio, ma se aveva piovuto e in terra c’erano le pozze per via degli ombrelli… beh, finiva che stavi col culo mezzo per tutto il giorno. E si ricorda con piacere anche le file ai ricevimenti. In piedi per due ore buone in uno stretto corridoio dove troneggiava il cartello “Vietato sostare nei corridoi” e già allora Dile si chiedeva “Allora ditemelo voi ‘do cazzo devo andà”. E allora Dile si accorge che per tutto quello studiare non valeva la pena andare all’Università. Poteva studiare a casa. All’Università ci si va per la laurea, e Dile con la sua ci ha incartato il pesce venerdì scorso. E pensa che tutto sommato le Università potrebbero anche chiudere, quelle umanistiche almeno, e non fregherebbe nulla a nessuno, tantomeno a lei. Se il sapere ti facesse guadagnare avremmo tutti un mutuo da pagare.
Allora Dile spegne la tv. E’ stufa di questa gente che pala parla parla e basta.
Dile sente che ha bisogno del piano B. Ma poi si accorge disperata di non avere nemmeno quello A, di piano. Storce la bocca. Fa un rapido conto dei soldi che le sono rimasti e capisce che può tirare avanti per un paio di mesi ancora, e poi? Ne sono passati tre di mesi e non è cambiato nulla. Altri due mesi cosa cambierebbero? Ora c’è anche la recessione dicono quelli della tele. Dicono che dobbiamo avere fiducia, che non dobbiamo farci prendere dal panico. Va bene. Dile non sente più niente. Non sente il panico, e di sicuro non sente nè la fiducia, nè la speranza. Quella non la sente da un pezzo.
Guarda l’orologio, sono le 17, ancora un po’, poi questo giorno sarà finito. La cosa che la devasta è che domani è un altro, di giorno.
Allora Dile si mette sul divano e apre un libro. Magari passa un paio d’ore senza pensare a niente. Guarda la sua libreria e si chiede se la carta fa ingrassare.

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