La top five delle cinque canzoni rappresentative di questo periodo:
al numero cinque: Help! dei Beatles
al numero quattro: Boulevard of broken dreams dei Green Day
al numero tre: Life for rent di Dido
al numero due: You can’t always get what you want dei Rolling Stones
al primo posto si piazza incontrastata: Like a rolling stone di Bob Dyaln
Avrei voluto metterci roba tipo Fango di Lorenzo o You Learn di Alanis, ma no.
La vita si sa è una montagna russa impazzita di delusioni e successi, di decisioni prese e decisioni evitate, di lacrime e di risate, di ripensamenti e di convinzioni, di incertezze e false sicurezze.
Un continuo frullare di roba di cui quasi mai siamo registi, anzi, di cui siamo inconsapevoli comparse. Una serie di Candid Camera di cui siamo gli sfortunati protagonisti.
C’eravamo una volta noi che si pensava che la nostra vita sarebbe stata diversa da quella degli altri, con tutti il rispetto per le vite degli altri, e poi ci siamo ritrovati esattamente dove credevamo di non trovarci mai, con la tremenda sensazione che non è lì che vogliamo essere.
Non sto parlando di roba tipo che ne so… un tizio che voleva fare l’attore, ma che invece di trovarsi su un palco a ricevere un premio dal suo attore preferito col discorso di ringraziamento già scritto da anni, si ritrova a fare la pubblicità delle Panatine Rovagnati, e si chiede in quale cruciale momento della sua vita ha commesso l’errore fatale, no… niente del genere. Sto parlando di roba molto più semplice e più bassa.
Insomma vi ricordate quando alle 11.00 voi uscivate tutti inghingherati con gli amici mentre i vostri genitori sul divano stavano già per addormentarsi? E voi “Non diventerò mai così”.
E ora a mezzanotte siete già sotto il piumone che inveite contro l’idiota che ha deciso che il giorno deve durare 24 ore, e ve ne fregate della rotazione terrestre e pensate solo a tutt’altri giramenti.
Vi ricordate quando avreste dato l’anima per qualcuno?
Poi la vostra anima è stata buttata nel cesso insieme alla vostra fiducia nel genere umano. E voi :”Non mi lascerò abbattere”. Ma abbattuti lo siete eccome. E alla vostra anima ci avete messo il lucchetto.
Vi è mai successo di vedere qualcuno fare un lavoro e pensare “Col cazzo che lo farei ‘sto lavoro”?
E poi anni dopo ritrovarvi a pensare “Ora capisco perchè faceva quel lavoro”. Lo capite si, lì con la vostra bolletta in mano e il curriculum nell’altra. Lo capite, ma non lo accettate. C’è ancora una scintilla dentro di voi. Strappate il curriculum e la vostra scintilla vi servirà al massimo ad accendere le candele quando vi avranno staccato la luce.
Vi è mai capitato di pensare o di sperimentare che fuori dai confini in cui siete nati esiste qualcosa di meglio?
Eldorado? No… solo… qualcosa di meglio, da scoprire, da provare, e chissà… Mentre tutti intorno a voi continuano a dire che arriva il momento nella vita in cui bisogna mettere radici e accontantarsi e vivere al meglio con quello che si ha. Che belle parole. Putroppo le vostre radici sono così poco profonde che al primo soffio di vento…. andate in terra o volate via?
Andate in terra.
Vi ricordate quando non dovevate pensare a sopravvivere e passavate il tempo a pensare alla vita, all’universo, all’esistenza, all’amore, e non avevate proprio tutte le risposte, ma quasi. E ora l’unica risposta che date a qualsiasi domanda è sempre la stessa: non lo so. Per Socrate sareste voi quelli più saggi. Infatti Socrate era saggio, evidentemente nemmeno lui sapeva.
Quando qualcuno mi chiede come sto, io dico…”sto bene, grazie”.
E per “sto bene, grazie” intendo: “sto come uno degli orchi del Signore degli anelli, brutta e per qualche oscuro motivo incazzata da morire, grazie”.